Lens esculenta…ovvero…Lenticchia!

una nutrizionista per amica

Si avvicinano le feste natalizie, e la nostra rubrica “Una nutrizionista per amica” non poteva che essere dedicata a loro: le lenticchie, alimento tipico della tradizione gastronomica italiana e mediterranea, considerato portatore di fortuna e ricchezza.

Non è sbagliato pensare che a renderle un alimento così ricco di virtù sia il loro importante valore nutrizionale, oltre che il fatto che la loro origine si perde nella notte dei tempi. La pianta, infatti, era conosciuta e coltivata già dalle popolazioni mesopotamiche (più di 5000 anni fa) e dagli antichi egizi, che la utilizzavano spesso in cucina.

Oggi la lenticchia è diffusa in tutto il bacino del Mediterraneo, oltre che in alcune zone dell’Asia, dell’Africa e dell’America. In Italia ne esistono di ottima qualità, coltivate soprattutto nelle regioni centrali, come la Puglia, la Campania e l’Abruzzo, ma le più famose sono senz’altro quelle umbre di Castelluccio di Norcia, pregiate e famose anche per lo spettacolo di colori e profumi che regalano durante la fioritura.

Le lenticchie sono legumi ad alto valore nutritivo. Infatti, apportano un buon contenuto proteico, oltre a carboidrati, sali minerali (come Ferro, Calcio, Fosforo), fibre e vitamine (del gruppo B e vitamina A), Zinco e Rame. Malgrado ciò non dobbiamo tralasciare di dire che la biodisponibilità di questi nutrienti (soprattutto del ferro) non è del tutto accessibile o equiparabile a quella del ferro che si trova nelle carni animali. Il ferro presente nelle lenticchie (come in altri vegetali) è in forma libera, meno adatto a essere assorbito dalla mucosa intestinale, anche a causa della presenza della fibra.

La fibra però ha altre qualità: serve al nostro apparato intestinale per migliorare i processi metabolici e tenere in buona salute la flora batterica.

Insomma l’importante è avere le idee chiare: se si mangiano lenticchie per curare l’anemia si sbaglia di grosso ma se vogliamo scegliere un alimento vegetale bilanciato e prebiotico allora non c’è nulla di più azzeccato.

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